I segnali dei surprise index

Kinder_Surprise_halvedGià il giorno successivo, per l’esattezza venerdi scorso, la risposta positiva al taglio tassi e al tono dovish imposto dalla BCE aveva perso slancio; la maggior parte dei mercati obbligazionari scambiava non molto distante dai livelli registrati alla fine della settimana precedente.

Nello specifico assisteremo probabilmente ad un ampliamento dello spread tra gli Stati Uniti e i paesi core dell’area Euro. All’interno dell’eurozona invece, gli spread tra paesi periferici e paesi core dovrebbe stabilizzarsi.

Su un orizzonte di più lungo termine sta emergendo un’altra opportunità, dopo quella della scorsa estate, per aprire posizioni corte sui principali mercati obbligazionari.

I surprise index sia ngli Stati Uniti, sia in Europa stanno diminuendo, avvicinandosi ad un punto di svolta ciclico. L’indice delle sorprese economiche mostra una tendenza al ribasso e stando all’esperienza degli ultimi anni, dovrebbe raggiungere un punto di svolta nelle prossime settimane.

sg2013111141839L’indice delle sorprese di inflazione è ai minimi da diversi anni: unitamente alle considerazioni relative al precedente indice, anch’esso presenta prospettive di svolta, che fanno prefigurare un’altra opportunità di vendita nei principali mercati obbligazionari.

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Il prodigio americano

142633922-ac1f1755-398a-49bf-ae78-a97913bd505fL’impennata della spesa pubblica e la contrazione delle entrate fiscali hanno determinato enormi deficit fiscali negli anni 2009 e 2010.

La grande recessione ha inferto un duro colpo all’economia statunitense, che alla fine del 2009 aveva perduto circa 9 milioni di posti di lavoro. Questo impatto, unitamente al ribasso senza precedenti degli utili aziendali ( e di conseguenza del gettito fiscale), all’ingente spesa legata allo stimolo fiscale, ha creato un enorme buco nel bilancio federale, che nell’esercizio 2009 ha toccato il record del dopoguerra a 1.400.000 miliardi di dollari, ovvero circa il 10% del Pil Statunitense.

Tuttavia da allora l’economia USA ha creato quasi 7 milioni di posti di lavoro e gli utili aziendali hanno sorpassato i massimi storici; il che ha permesso alle entrate federali di recuperare terreno. Alla rapida contrazione del deficit hanno contribuito anche l’aumento delle aliquote fiscali e la riduzione della spesa pubblica, legata alle leggi sul controllo del budget e tagli automatici alla spesa. Secondo le stime, le misure intraprese e le leggi vigenti dovrebbero ridurre il deficit a soli 642 miliardi di dollari entro la fine dell’esercizio fiscale corrente, da 1,1 miliardi appurati alla fine del 2012!!! Si tratta del minor livello di deficit dal 2008 e pari solamente al 4% del Pil federale.sg2013071741415

Ciò dovrebbe favorire la stabilizzazione del rapporto debito/Pil; infatti alla luce di questi sviluppi, le agenzie di rating hanno rivisto al rialzo, da negativo a stabile, l’outlook di lungo termine sul debito statunitense.

Sebbene il disavanzo dovrebbe continuare a ridursi nell’anno 2014, il “fiscal drag” associato alle decisioni prese all’inizio dell’anno, dovrebbe iniziare ad attenuarsi dando slancio alla crescita.

Operativamente, la contrazione del deficit comporta diverse implicazioni di rilievo:

  • Maggior slancio alla crescita: il drenaggio fiscale frena l’espansione, tuttavia la capacità di tenuta dell’economia statunitense si sta dimostrando prodigiosa, ed è indicativa di un potenziale di crescita molto più consistente in futuro.
  • Minori rischi politici: il progresso fatto sul fronte del deficit potrebbe dare al Tesoro maggiore spazio di manovra e scoraggiare uno scontro tra i partiti in tema di tetto sul debito.
  • L’aumento dei tassi: Gli ultimi dati sul disavanzo fanno apparire il programma di riacquisto di titoli da parte della Fed, sempre più eccessivo. L’offerta riassorbita dalla banca centrale fa aumentare il rischio di un forte ridemensionamento dei mercati obbligazionari nel momento in cui il programma verrà ritirato.