Crescita dei salari e rialzo dei tassi

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L’attenzione dei mercati potrebbe presto concentrarsi sugli sviluppi che saranno la causa del rialzo dei tassi ufficiali negli Stati Uniti, prima di quanto attualmente previsto. Le banche centrali sono ora molto meno pessimistiche sul futuro dell’economia ed è aumentato lo scetticismo sulla possibilità di incrementare ulteriormente i loro bilanci. Unitamente ad una significativa discesa della disoccupazione, i primi segnali di un incremento dei salari hanno generato una crescente sensazione che il ciclo restrittivo dei tassi potrebbe arrivare prima di quanto sia attualmente prezzato dai mercati.

Il grafico mostra la relazione tra crescita dei salari e tasso di disoccupazione. Secondo alcuni economisti, pur essendo ancora in una fase in cui il tasso di disoccupazione è storicamente elevato, comincia farsi strada una pericolosa accelerazione del processo di incremento dei salari.

 Se il ritmo di recupero del ciclo economico negli Stati Uniti proseguisse, ed il processo di tapering continuasse al ritmo attuale, potrebbe non esserci la preannunciata pausa tra fine del piano di riacquisto di titoli e l’inizio del ciclo rialzista dei tassi.

Come si può notare dal grafico, si assiste ad una accelerazione del costo del lavoro in prossimità di un tasso di disoccupazione prossimo al 6%.

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Che influenze ha avuto un mercato del lavoro in miglioramento sulle politiche monetarie della FED? Il grafico mostra come gli interventi restrittivi di politica monetaria siano storicamente coincidenti con i minimi dei tassi di crescita dei salari. La FED tende a muoversi quando vede profilarsi un pericolo di aumento dell’inflazione da salari.

This time is different?

 

Caos Brasile: la metafora del tunnel

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Le proteste hanno sconvolto un Paese già sotto osservazione da parte degli analisti internazionali, e in relativa sofferenza economica: alle prese non solo con forti pressioni inflazionistiche e crescita debole, ma colpito anche dalla repentina svalutazione del real, acuita dall’annunciata stretta monetaria negli Stati Uniti.

Alcuni studiosi sono convinti che il nucleo propulsivo delle dimostrazioni provenga dalla parte più sofferente, anche se non necessariamente più povera, della società. Quelli che non hanno saputo o potuto cogliere le opportunità offerte dalle recenti conquiste, si sentirebbero frustrati per l’attuale stato di cose, e sfogherebbero la propria rabbia contro le inefficienze (e le malefatte) della cosa pubblica. E’ la tesi di Luiz Carlos Delorme Prado, docente di economia presso l’Universidade Federal do Rio de Janeiro (Ufrj), che per descrivere i fatti di questi giorni ricorre alla metafora dell’effetto tunnel.

Fino a una quindicina di anni fa -spiega il professore- il Brasile assomigliava a un imbottigliamento su una strada con due corsie, e la maggioranza della popolazione era rassegnata di fronte all’ingiusta distribuzione della ricchezza, e alla difficoltà di accesso ai beni di consumo e ai servizi pubblici. Negli ultimi tempi, però, una delle due corsie ha ripreso a scorrere, e chi si è trovato bloccato sull’altra, è rimasto mortificato dalla situazione, ed ha preteso che il traffico tornasse a procedere anche sulla propria fila. «Negli ultimi quindici anni», ha specificato Prado, «si è registrato un grande miglioramento della qualità della vita da parte di categorie tradizionalmente escluse. La corsia ha ripreso a scorrere, ma la qualità della vita di altri segmenti sociali non è migliorata in modo proporzionale, a causa dell’insufficienza e della scarsa qualità dei servizi pubblici». A suo giudizio, vi sarebbe la generalizzata convinzione che i partiti non abbiano progetti per soddisfare le nuove esigenze, e in definitiva «la protesta non è frutto della miseria, ma del progresso insufficiente».

Se i recenti accadimenti hanno avuto come conseguenza inevitabili turbolenze sul fronte dei mercati, a spaventare di più gli operatori è stato, però, il riemergere di una minaccia che da anni pareva superata: il ‘rischio politico’, inteso come un particolare tipo di ‘rischio Paese’. Chi sta investendo in Brasile, oppure ha programmato di farlo, non è rimasto spiazzato solo dalle violenze, dai saccheggi, e dagli altri atti di vandalismo -opera non solo d’infiltrati- che hanno colpito il patrimonio pubblico e privato. Fermo restando che quella brasiliana è una democrazia salda, ha turbato gli investitori, la constatazione che le istituzioni non sono in piena sintonia con gli umori dell’opinione pubblica, e non sembrano capaci di realizzare le riforme che servirebbero alla ripresa.